70% - Percentuale di uscita delle donne dal mondo del lavoro

22.10.2020

Questo uno degli effetti più allarmanti della drammatica pandemia e ancora oggi le principali testate giornalistiche tornano sul tema. La scorsa settimana, un dossier radiofonico dedicato a lavoro, donne e COVID-19 (https://www.raiplayradio.it/audio/2020/10/TUTTA-LA-CITTAapos-NE-PARLA---La-parit195160-ai-tempi-della-pandemia-02b75cdc-9700-4258-a701-6625b05ddb0f.html) ha confermato l'esistenza di una disuguaglianza femminile nel settore lavorativo, in termini innanzitutto di riconoscimento economico e di posizione.

La pandemia ha accentuato tale disuguaglianza, al pari di tutti i divari sociali ed economici e sanitari: il tasso di occupazione femminile è sceso al di sotto del 50%, ponendoci ai piedi della classifica europea sulla parità lavorativa.

Assente ogni tipo di motivazione in qualche modo giustificante tale stato di cose, totalmente distante da quello che è il contesto reale. Nel mondo della Sanità le donne continuano a crescere in termini numerici e di questa pandemia le donne, maggiormente occupate in lavori precari e con precarie condizioni contrattuali, hanno sostenuto in modo prevalente il carico professionale (enorme) di assistenza, cura e gestione della pandemia (https://www.raiplayradio.it/audio/2020/10/TUTTA-LA-CITTAapos-NE-PARLA-5f9dd659-465a-418a-b786-96753a8f872f.html) e parallelamente quello non professionale di accudimento, derivante dall'essere madri, figlie, casalinghe e compagne, il "lavoro non retribuito" spesso non riconosciuto (https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/07/26/news/cristina_comencini_diritti_delle_donne_figli_scuola-262942019/). La pandemia non ci lascerà in tempi brevi, essenziale diventa la definizione di riorganizzazione dei piani sanitari e del mondo del lavoro al fine di ridurre l'emorragia della disoccupazione, della perdita del lavoro, ma anche della prevenzione ed assistenza di tutti gli altri bisogni sanitari e sociali.

Riorganizzazione che può attuarsi innanzitutto se chiara è la consapevolezza che la differenza di genere esiste ed è presente in ogni ambito. Essa non è una minoranza ma, riprendendo le parole di una delle interlocutrici della trasmissione radiofonica sopra indicata, è "la differenza delle differenze". Necessarie, quindi, continuano ad essere le iniziative di informazione, sensibilizzazione e cultura sulla differenza di genere anche nel nostro specifico ambito sanitario: https://www.aidm-reggio-emilia.it/proposte-formative/.

Le donne hanno svolto tanto in questi mesi. Le associazioni di donne altrettanto. Significativa in tal senso l'attività instancabile della nostra presidentessa dr.ssa Antonela Vezzani all'interno dell'Associazione e nella sua attività di anestesista portata avanti in modo instancabile in questi mesi.

A lei ed a tutte le operatrici sanitarie (e non) il messaggio di saluto, sostegno ed incitazione lasciato, qualche mese fa, nei mesi del lockdown, da qualcuno di fronte alla struttura dell'ospedale ASMN della nostra città, vicino al padiglione degli infettivi.

Eccellenza la Sanità pubblica e privata reggiana, eccellenza il mondo femminile che di essa fa parte.