1° DICEMBRE 2020 - Giornata Mondiale contro l'AIDS
Oggi nella nostra città ricordiamo la Giornata Mondiale della Lotta Contro l'AIDS che ricorre il 1° Dicembre. L'HIV e le malattie sessualmente trasmissibili rimango un rischio tangibile e non estinto, benché spesso ancora misconosciuto. Il rischio di mis-diagnosi o di diagnosi tardiva rimane una delle criticità maggiori che richiama l'impegno continuativo della Sanità specie dei servizi territoriali e non solo specialistici. "Testare Testare Testare" è l'invito dell'OMS per favorire l'anticipazione della diagnosi e soprattutto la consapevolezza del proprio stato sierologico. Definire percorsi privilegiati verso i servizi di II livello e/o facilitare l'accesso alla diagnosi, attraverso anche l'offerta di test rapidi e normalizzare il test con una proposta trasversale dello stesso, può, inoltre, ridurre lo stigma agito sulle persone sieropositive e sulla malattia stessa. L'attuale strategia utilizzata per contenere la diffusione del COVID, test tracing and treat, da tempo è promossa per favorire la diagnosi e trattamento precoce dell'HIV, dell'HCV e delle altre IST assieme agli strumenti più classici di prevenzione e riduzione del rischio di esposizione o contagio (materiale sterile per chi consuma sostanze psicotrope, preservativi, vaccinazione, terapie antivirali pre e post - esposizione, PrEP, Pre-exposure Prophylaxis e PEP, Post-exposure Prophylaxis).
A Reggio Emilia, molte le iniziative messe in atto anche quest'anno: https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/hiv-test-day-2020/.
Tanto è, però, ancora da fare ed ancora una volta, in modo particolare, rispetto alle tematiche di genere. Nonostante le donne siano chiamate più frequentemente a controllare il proprio stato sierologico per motivi fisiologici (gravidanza, più continuativi contatti con i servizi di ginecologia, contraccezione, ecc.) e soprattutto, nonostante, siano più a rischio di contrarre l'Hiv, risultano ancora poco rappresentate nei trials clinici specifici per tali infezione. Maggior attenzione dovrebbe essere posta dalla ricerca scientifica sulle differenze cliniche, non solo in termini epidemiologici, ma anche di evoluzione e peculiarità dell'espressività clinica dell'infezione o di interazioni farmacologiche, evidenziabili nelle donne, ma anche in altre popolazioni come quella transgender che, come ricordato dalla dottoressa Cristina Mussini, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, che presentano peculiarità socio-sanitarie meritevoli di azioni di prevenzione e cura specifiche: https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=89049.